Il recupero del credito è un settore al giorno d’oggi molto attivo, che conta migliaia di addetti, professionisti, esperti, tecnici vari.
Fino a non molto tempo fa tale attività era svolta da pochi operatori specializzati (soprattutto per il recupero dei crediti non assistiti da garanzie ipotecarie e di piccolo taglio) e dai settori interni degli istituti di credito (spesso afferenti all’area legale ed al contenzioso) che si avvalevano direttamente di avvocati esterni, specializzati in diritto bancario, radicati sul territorio, presso i fori dove le varie procedure espropriative si incardinavano.
Era anche un’attività considerata marginale, rispetto al core business del creditore, perché il tasso di insolvenza (nelle varie classificazioni di Banca d’Italia) era fisiologicamente molto basso.
Successivamente alla crisi economica degli anni 2007-2008, anche in Italia si è avuto un periodo di profondi cambiamenti che hanno portato, a seguito dell’arrivo in Italia di fondi di investimento interessati ad acquistare dalle banche i loro crediti deteriorati, alla nascita ed alla crescita di società specializzate o all’acquisto di intere strutture dedicate che, all’interno degli istituti di credito, si occupavano del recupero del credito, spesso attuato solo in modalità giudiziaria (le c.d. “piattaforme”), spesso abbinate a contratti di servizio dove si assicurava all’acquirente della piattaforma l’esclusiva pluriennale per la gestione di tutti i crediti inesigibili presenti e futuri derivanti dal deterioramento dei propri finanziamenti.
Il processo di aggregazione ha visto anche il consolidamento di strutture più piccole e la creazione di società specializzate anche nei vari settori, quindi c’è chi ha preferito le procedure fallimentari, chi ha puntato su strutture che gestissero i crediti preferendo l’approccio stragiudiziale (favorito dagli alti costi e dai tempi decisamente fuori standard europei delle procedure giudiziali italiane), chi ha visto nella gestione dei “single names” (cioè singole posizioni di importo rilevante che permettevano una decisa valorizzazione del bene immobile sottostante), e chi ha preferito (anche grazie all’uso di software gestionali ed alla relativa automazione dei compiti) la gestione massiva e granulare delle posizioni giudiziarie presso i tribunali.
Sicuramente si è compresa l’importanza della garanzia sottostante al credito, cioè il bene immobile, dalla cui valorizzazione specifica si sarebbe potuto recuperare quel credito ormai considerato “inesigibile”.
Tra le varie attività che un creditore (o chi per lui svolga il ruolo di “servicer”) può mettere in atto per “valorizzare” le garanzie che assistono i suoi crediti c’è per esempio la loro mappatura ed analisi, l’arricchimento delle informazioni relative ai beni (operazione spesso più difficile di quanto si pensi), la stima (anche con adeguati strumenti tecnologici) del loro presunto valore di mercato, e tutto quanto rientra nelle possibilità e capacità del creditore per facilitare lo scopo ultimo delle procedure di espropriazione immobiliare: liquidare forzatamente un bene per poter distribuire agli aventi diritto, tolti i costi che si sono resi necessari per realizzare quella vendita, il ricavato della vendita.
Va da sé che il ricavato di una vendita in asta sarà tanto più elevato quanto meno si spenderà per realizzarla, quanto prima si realizzerà, e soprattutto, quanto più competitiva sarà la vendita grazie alla presenza in asta di almeno due o più offerenti, così da stimolarne i rilanci.
Il creditore ha quindi tutto l’interesse a facilitare al massimo la partecipazione alle aste giudiziarie, sfruttando le sue conoscenze, il suo ruolo, il privilegio di disporre al giorno d’oggi di tante informazioni un tempo impensabili (grazie alla pubblicità su internet, alla posta elettronica certificata, al fascicolo telematico, alle aste telematiche, ai bonifici online, etc.).
Nel capitolo sul creditore proattivo si prova proprio ad inquadrare tutte le attività che, se ben pianificate e organizzate, possono portare grandi benefici al creditore assicurandogli un miglioramento delle performance di recupero, basate appunto sulla limitazione dei rischi e delle opposizioni processuali, sul monitoraggio dei costi (troppo spesso subito passivamente senza alcun controllo), sulla promozione delle vendite in asta, sull’aiuto da fornire ai potenziali interessati in asta, sulle verifiche tempestive dell’operato di tutti gli attori della procedura, per garantire il massimo rispetto della normativa, del buon senso, e delle linee guida del CSM sulle buone prassi in tema di esecuzioni immobiliari.
Simone Luchini - Presidente Onorario dell’Associazione TSEI. Esperto in ambito di esecuzioni immobiliari, fallimenti, recupero del credito garantito e Reoco, è relatore in numerosi convegni e seminari e autore di contributi bibliografici nelle suddette materie.
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